GENOMA: PRONTA MAPPA DI CANNELLA, IL PRIMO GATTO DOMESTICO

ROMA – Cannella, il gatto abissino chiamato in aiuto di scienza e medicina, ha da oggi la mappa di tutti i suoi geni, ed è il primo gatto domestico (Felis catus) il cui genoma è stato completamente sequenziato. Annunciata sulla rivista Genome Research, la conclusione del sequenziamento del suo genoma ha permesso di stimare la presenza di qualcosa come 20.285 geni che occupano il 65% del suo Dna. La sequenza, dichiarano Stephen O’Brien, Joan Pontius, Marilyn Raymond, tra i partecipanti al The Cat Genome Project condotto al National Cancer Institute (Frederick, Usa), servirà per studiare molte malattie umane di cui il felino soffre esattamente come noi, come la retinite pigmentosa, una malattia degenerativa della retina.

Nel genoma di Cannella, 4 anni, sono venuti alla luce centinaia di riarrangiamenti genetici intervenuti in migliaia di anni di evoluzione a partire dall’antenato comune del gatto e altri mammiferi, un minuscolo dinosauro che girava sulla terra 100 mila anni fa. Quello di Cannella, la cui mappatura è stata annunciata per la prima volta nel 2005 quando partì il progetto, si va così ad aggiungere ai genomi di altri mammiferi, uomo, scimpanzé, topo, ratto, cane e mucca. Cannella, che vive insieme ad altri gatti all’Università del Missouri-Columbia, è un gatto d’elite: il suo pedigree può essere ricostruito molte generazioni indietro. Il suo sequenziamento genomico è stato voluto dal centro di ricerca per il Genoma Umano ‘National Human Genome Research Institute’, parte dei National Institutes of Health statunitensi, non è stato scelto a caso come oggetto di studio: il felino domestico può essere portatore di ben 250 malattie su base ereditaria (quindi genetica) molte delle quali condivise con l’uomo.

Non a caso O’Brien, all’inizio dei lavori, aveva dichiarato al New York Times che “il genoma del gatto e quello umano si somigliano come due collane di perline di differenti colori”. La sequenza del Dna di Cannella, concludono gli esperti, sarà utilissima per lo studio di malattie quali diabete, emofilia, tumori quali leucemia o sarcoma provocati da retrovirus molto simili alle varianti umane, nonché per l’Aids, visto che ancora più stretta è la somiglianza tra il virus dell’immunodeficienza nei felini e l’HIV

ANSA, 01 NOVEMBRE 2007

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